Mezzo merengue, mezzo reggae: il pezzo non è propriamente un inno alla musica latina, eppure…eppure sembra quasi!
Canzoni
Al fiòca ‘n piasa
Canzone “anticata” per sembrare un pezzo degli anni 30, ma con esilaranti contraddizioni (la Subaru? I led? Il countdown?) Stucchevole quadro natalizio dove tutto è bello, tutto è dolce, tutti sono buoni… Gli unici a lamentarsi sono gli anziani molestati dai ciccioli esplosivi delle bociasse e la zia Marièta “lónga e tracia sura ‘l giàs”.

Al mé paìs al piöf sèmper
Hard rock alla Ac/Dc per un vero grido di frustrazione (che sta alla base della continua ripetizione del ritornello): ma che estate è se piove sempre e poi ritorna subito a far freddo? Ma quando le ricarichi le pile così? Pregevole e ruvidissimo l’assolo di chitarra di Stephan Còchet.

Albachiara
Cover del famosissimo brano di Vasco (1979) eseguita quando ancora il repertorio del Bepi non era ampio a sufficienza per coprire un intero concerto con brani propri. Come per “Il ragazzo della via Gluck” il testo veniva cambiato pochissimo e, in questo caso, anche la musica. All’inizio era riconoscibile un passaggio de “La leva calcistica della classe 1968” di Francesco De Gregori (1982)

All the young dudes
Cover ultra minimal del pezzo che David Bowie scrisse per i Mott the Hoople nel 1972. Di certo non se ne ascoltano spesso di cover siffatte, a prescindere dal fatto che piaccia o meno. C’è il gioco di parole con la parola “dudes” (“fighetti” in inglese, “12” in bergamasco).

Annalisa
Ballad pop alla moda con la sola “follia” del bridge accelerato e la citazione finale a “Margherita non lo sa” di Dori Ghezzi. Il tema sono le teen, completamente immerse nel loro smartphone, al punto da perdere quasi la “connessione” con la vita reale. Cosa succede se distrattamente si finisce in un buco? Magnifica la chitarra di Stefano Arcieri.

Autofficina Conte Fabrizio
Parodia (in italiano) di Paolo Conte alle prese con un ipotetico nipote meccanico che gli chiede di comporgli un piccolo spot pubblicitario. Molte le citazioni (concentrate in pochi secondi) al repertorio dell’avvocato di Asti: da “Come di” ad “Azzurro”, da “L’avance” a “Macaco”, da “Les tam-tam du Paradis” a “Lo zio”…Chissà se il vero Paolo Conte l’ha mai sentita e le ha colte tutte! 😉

Baite de Paré
Canzone-cartolina che racconta del fitto gomitolo di sentieri tra Clusone, Rovetta, Fino del Monte, Onore, Castione della Presolana e Oltressenda Alta che per anni ha visto il Bepi a spasso con l’amata Toba. Da sottolineare l’elaboratissimo arrangiamento jazz dei fiati curato da Marco Gotti

Beagle
Pezzo assurdo ai confini della sperimentazione. Si tratta di un inedito costruito con le macerie di alcune decine di brani famosissimi, usati nella loro versione originale, come se si trattasse di “materiale edile”. Ne ha fatto una cover prog-metal la band dei Melo & The Poms, protagonista del romanzo di Tiziano Incani “Il Castello” (2021). Si chiama “Big Goal”

Bepi Jouer
Primo pezzo in assoluto del Bepi (2002). Nacque da un’idea di Felix Damiani, col solo fine di far ridere facendo il verso al “Gioca Jouer” di Claudio Cecchetto (1982). Venne portato in giro da Radio Antenna 2 nel suo Radiotour (senza la presenza fisica del Bepi). Ottenne un discreto successo locale, ma nulla di paragonabile a ciò che accadde due anni dopo con “Massimo Carrera” e “Coston Beach”.

Bergamàsch (Lockdown version)
Versione voce-chitarra (in quella presente sulla chiavetta USB della Limited Edition di “All the young dudes” c’è anche il pianoforte) del brano finito poi in “All the young dudes” (2021). La prima versione, uscita in pieno lockdown nel marzo 2020, è stato uno dei video del Bepi più visti di sempre su YouTube.

Biscotti (feat. Dellino Farmer)
Pezzo abbastanza assurdo in cui ogni 8 battute si cambia completamente genere musicale. Coinvolti tantissimi musicisti gravitanti attorno al mondo Prismas (da Stephan Còchet a Francesco Marras…). A metà pezzo compare il rapper bresciano Dellino Farmer a “fare il grillo parlante”. Il brano era anche il pretesto per far conoscere al mondo il pregiato mais “Rostrato rosso” di Rovetta (BG). Uno dei suoi principali produttori (Davide “Brasca” Covelli) compare come chitarrista.

Blüs dol rüt (feat. Giorgio Gori)
Blues acustico a tema “raccolta differenziata” uscito poco prima del CD che lo contiene, realizzato con la preziosa e simpatica collaborazione dell’allora Sindaco di Bergamo Giorgio Gori. La strumentazione era volutamente “riciclata”: le percussioni un divano e una sedia, la tastiera una Bontempi per bambini…

Brembotal
Folle mix di hard-rock e folk tirolese con Guido Poni al basso tuba. Si cambia tonalità a ogni strofa e a un certo punto bisogna andare a tempo precisi anche se il metronomo sballa! I Prismas furono messi a durissima prova, al punto che dal vivo il pezzo non è quasi mai stato eseguito. Più facile suonare la sorella “Bremban Valley”, decisamente più lineare.

Brenner Autobahn (Swing version)
La versione swing di questo brano (che in origine era una polka in stile tirolese) è ormai quella che si sente più frequentemente ai concerti del Bepi, vista la difficoltà di suonarla altrimenti. Nella chiavetta della Limited Edition di “All the young dudes” (2021) è presente la versione live inserita nel DVD “Live in Grömèl” (2014).

Cane Pompeo
Affettuoso ricordo di un cane rovettese degli anni 80, simbolo di un intero life-style perso forse per sempre. È uno dei pochi pezzi che inizia per voce e basso (per la gioia di Bobo A4). La versione finita sulla raccolta “Mé ché öle ü paghér” (2012) ha le voci diverse (l’ho ricantata tutta e i cori sono diversi) e non ha il battito iniziale delle mani.

Capiit?!
Secondo pezzo del Bepi (2004). Arrivò nel tentativo di emulare il precedente “Bepi Jouer”. Stavolta si scelse “Capito?” dei Gatti di Vicolo Miracoli (1978). L’upgrade consistette nel fare una registrazione professionale almeno delle voci: con il Bepi al GB Records di Casnigo c’erano Angelo Savoldelli, Tony Tranquillo, Felix Damiani, Paolo Gualandris e Adriano Pittoni. In estrema sintesi la canzone era una sorta di “donne e buoi dei paesi tuoi”.

Capiit?! (versione Prismas)
Versione live del secondo pezzo del Bepi (2004). Finì nel live “Fò de cover”, uscito nel 2006 e relativo al tour dell’anno prima. Il CD (esaurito da tempo) non è mai stato caricato sul web, ma è presente nella chiavetta USB della Limited Edition di “All the young dudes” (2021)

Castégna gengia
Bel blues con gran tiro del Guidone Orobico alla batteria. Il bersaglio sono due cose in una: l’eccessivo campanilismo dei nostri paesi e l’assurdo doping a livello dilettantistico (e chi gareggia…sa). Finì dapprima nella compilation bresciana “Gói de cöntàla? 11” (2011) e poi nella raccolta “Mé ché öle ü paghér” (uscita con L’Eco di Bergamo nel 2012). Di quel disco è probabilmente il pezzo inedito più eseguito oggigiorno dal vivo, forse anche per quel retrogusto carnale che emerge sul finale e che l’ fa gnì “di pensér”…

Che figo quello lì
Canzoncina stupidina, in italiano, nata per ridere, far ridere e prendere in giro certi brani di liscio. È, però, fatta bene, pregna di giochini di parole divertenti, nemmeno così scontati, ma soprattutto ben suonata da una marea di musicisti tra cui spiccano Damiano Rota (pianoforte), Gigi Ghezzi (tromba), Guido Poni (basso tuba) e Guido Tacchini (trombone) a conferirle quasi un’aria “charlestonosa”.

Coca & Havana
Pezzo nu-country con Eugenio Poppi alla pedal steel e Vincenzo Albini al violino. Racconta della vita “al limite” di certi bergamaschi e di certe bergamasche, decisamente assuefatti allo sballo da weekend. È uno dei due pezzi di Bepi & The Prismas registrati da Paolo Costola a Brescia (l’altro è “Gnurant”).

Cosa volete? Cosa mi piace?
Di questo pezzo esistono quattro versioni che solo in apparenza sono identiche. In realtà sono state fatte seguendo metodi profondamente diversi: rispettando il tema principale della canzone (l’inesorabile avanzamento dell’intelligenza artificiale che va a snaturare il senso stesso di creazione e di fruizione della musica):
- la versione YELLOW è totalmente creata usando dei plug-in digitali (ad eccezione delle voci del Bepi). È presente solo sulla chiavetta USB della Limited Edition di “All the young dudes”.
- la versione BLUE è totalmente suonata da musicisti in carne ed ossa che suonano strumenti musicali veri (compreso l’organo liturgico). Eccola
- la versione GREEN è la somma delle prime due, con una continua alternanza delle due tecniche, ora su uno strumento, ora su un altro. Eccola
- la versione BLUE/YELLOW (quella finita su CD) è il folle esperimento di inserire nel canale sinistro gli strumenti veri, nel canale destro quelli “finti” e al centro la voce e quei suoni elettronici che non vogliono riprodurre strumenti acustici o elettrici (è quella indicata nel link You Tube)

Coston Beach (feat. Il Guru della Valzella)
Il brano nacque rielaborando un pezzo di Tiziano Incani (“Non 6 x me” – album “Orobiglia”, 2003): nuova linea melodica e nuovo testo in vista del Radiotour di Antenna2 nel 2004. Doctor Faust si ritrovò quindi armonicista su un pezzo dove non sapeva neppure d’aver suonato! 🤣 La canzone sulle avventure estive della compagnia di amici al Ponte del Costone fu arricchita dal featuring del Guru della Valzella (alias Gigi Fornoni de Ardés) che prestò la sua voce per i dialoghi e per i cori. Oggi è sicuramente uno dei pezzi più famosi del Bepi, il primo a essere stato cantato da un’intero popolo. Dopo la prima pubblicazione in “Bepi & Friends” si scelse (per fortuna) di inserirlo anche nel successivo “Nömer dù”.

Cristiano Doni (feat. Cristiano Doni)
Rockettone energico per (e con) il grande Cristiano Doni. Il pezzo era l’unico inedito del disco “100! 100! 100!” uscito nel 2007 per i 100 anni della Dea. Una volta esaurito non è più stato stampato e quelle versioni non sono mai state caricate sul web. Esiste però un video-tributo (con la canzone) creato da un utente YouTube e, in questo caso specifico, si è deciso di non fare intervenire la protezione del copyright che ne avrebbe comportato la rimozione.

Daddy Boogie
Omaggio a mio padre, scritto l’anno della sua scomparsa (2012). Un bel rockettone dritto e ballabile che lo ritrae felice ballare il boogie-woogie che tanto amava (nel pezzo è riconoscibilissimo un passaggio di “In the mood”), con me bambino a osservarlo…e a invidiarlo. A metà canzone un lungo assolo di Stefano Galli, l’Animale da cortile.

Dave Grohl
Brano un po’ criptico e in italiano, invidioso tributo alla figura di uno come Dave Grohl che appare oltremodo artista “vero” e soddisfatto di ciò che ha. Gli americani della CD-Baby che distribuiscono i miei prodotti on-line rompevano le palle perché il titolo era anche “un nome famoso” (e alura???) Ecco perché sul web la trovate con l’assurdo nome di “La sa ciama come chèl cantante famoso che prima al sunàa la batteria. I ma laga mia fa zo ‘l nòm perchè i dis che pöde mia” (sono uno che si incazza, io). Chissà perché, invece, i Pinguini con “Ringo Starr” non hanno avuto problemi…😏

Dèbet song
Forse il pezzo più ricco di strumenti della mia produzione: c’erano un sacco di chitarre acustiche (perfino una 12 corde), basso, percussioni, flauto dolce, basso tuba, fisarmonica, violino, baghèt, banjo…Eppure tutti trovarono il loro posto. Si raccontava dei “cüntabale”, co’ la facia come ‘l cül, che ti devono dei soldi…e non te li danno.

Donne con la tuta
Primo pezzo prodotto da Francesco Marras che lo ha pure suonato e registrato nel suo studio di Sassari. Il pezzo è hard rock e in italiano. Riguarda la sciatteria di certe donne che, a un certo punto, per colpa loro o di altri, rinunciano deliberatamente a esser belle. Due le citazioni ad altri pezzi beposi: il riff di chitarra col rombo della California di “Moto Gussi R&R” e il “Pappappuppài” (cantato dal chitarrista) di “Ol citofono”

E cante chi
Nacque come “riserva” del pezzo per Gianpaolo Bellini (2010) poi, una volta recuperato quello, si decise di non buttarla comunque. Era una bella ballata acustica in difesa di quei bergamaschi, soprattutto valligiani, dei quali la TV nazionale pare non ricordarsi proprio mai. Finì anche come bonus track nel CD “Ca7”, arrivato l’anno dopo.

E coertì da Léf
Canzone-tributo (in leffese) alla storia dei Copertini di Leffe, pionieri dell’impero del tessile della Valgandino che sarebbe venuto poi. Tutto partì dalla coperta di cascami chiamata “Pilùsa”. Simpatica la presenza di Michele Marinoni, figlio di uno degli ultimi, veri coertì da Léf.

Famerica (feat. Gessica Pirola)
Pezzo in puro stile bluegrass con Gessica Pirola alla voce e le Erbe Blö (Bobo A4 al contrabbasso, Nirvano Barbon al banjo e Dino Di Giacomo alla chitarra e al mandolino) ad accompagnare. Il tema, familiare a chi vive e lavora in provincia, è quello della pausa dei lavoratori per il pranzo in trattoria. Ne esiste una versione metal (stesso testo, stessi accordi) denominata “Fametal”, nello stesso album.

Felicita e Thomas
Una canzone caramella, per stemperare il sapore di una storia troppo, troppo amara. Le splendide chitarre classiche di Massimiliano Alloisio (una è una 7 corde) conferiscono al pezzo un sapore latino. Il pezzo fa anche parte del monologo “E io cosa c’entro?” sul tema della fede.

Fó chèl c’al ma par
Sei generi musicali diversi, dal country al latin-jazz. Follia pura, ma anche tanta passione dei Prismas, capaci di reinventarsi in continuazione. Finazzi e Sonzogni buttarono ore a cercare le variazioni migliori degli accordi! Ditemi pure quel che volete (ànse, laghi’ pür istà), ma mé faró sèmper chèl ca l’ ma par…

Funky Spots
Originariamente era un pezzo che cantava Luisa Contadinella Ucraina ai concerti per ringraziare gli sponsor, mentre il Bepi si cambiava d’abito. Venne recuperata per “Ca7” e trasformata in un pezzo strumentale. Risultò parecchio “catchy”, come s’usa dire, per Cristian Fulgosi, regista del Bepi Quiss, che la usò con successo anni dopo come sigla del programma.

Gianpaolo Bellini (feat. Gianpaolo Bellini)
Uscita con L’Eco di Bergamo in un periodo particolarmente sfortunato (l’ultima retrocessione in B dell’Atalanta), celebrava una delle ultime vere bandiere del calcio italiano: Gianpaolo Bellini il quale si rivelò di nuovo anche un ottimo cantante. Il fine dell’operazione era benefico. Una volta esaurito quel CD, il pezzo non venne mai più caricato sul web, ma, come nel caso di “Cristiano Doni” (2007), si decise di non far intervenire la protezione del copyright e di lasciare su YouTube il video-tributo con la canzone, caricato da un utente.

Gleno
Uno dei brani più impegnativi del Bepi. Quasi 11 minuti con dentro di tutto: rock, musica cantautorale, musica classica (violoncello di Flavio Bombardieri e viola di Marco Lorenzi), un coro polifonico (il Luca Marenzio di Darfo), ben 22 accordi diversi divisi in tre momenti distinti: il prologo, la storia e l’epilogo. Un tributo in dialetto di Vilminore alla più grande tragedia bergamasca (ma anche bresciana): il crollo della diga del Gleno, il 1° dicembre 1923.

Gli opliti digitali
Pezzone metal in italiano che bersaglia sprezzante lo squallore del web, impietosa piazza dove staziona spesso la qualità più infima, in ogni campo. Il Bepi invoca il ritorno dell’era del cinghiale bianco, proprio come Battiato il quale a un certo punto viene citato e “mixato” con “Polvere” di Enrico Ruggeri. Brano oltremodo difficile: vera prova di tecnica per Francesco Marras e tutti i Prismas che vi hanno suonato.

Gnurant
Brano country inizialmente inserito nella raccolta bresciana “Gói de cöntàla? 10” (2010) e poi finito in “Ca7” l’anno dopo (con il banjo in più). Dalla sorella “Oldrant”, oltre che per genere ed accordi, differiva anche per le rispostine dei cori. Ce la si prendeva con una certa ignoranza tipica delle nostre province, la quale, invece d’essere motivo di vergogna, diventa spesso quasi un valore.

I boröle de Tone
Kattivissimo metallone su tema oratoriale con Gippo sotto Ipnosi alle chitarre heavy. Il fulcro di tutto è proprio il netto contrasto tra il genere e il tema. Nel bridge la presenza del finto rapper milanese strizza l’occhio a certe operazioni crossover degli anni 90.

I elessiù (feat. Ol Vava77 e Alberto Rota)
Tentativo di emulare i grandi gruppi di southern gospel: Alberto Sonzogni al piano e il Vava77 e il basso Alberto Rota ad aiutare il Bepi col cantato e i cori. L’argomento? Le scene epiche che si vedono ai seggi durante le elezioni. Citazione doverosa per il pezzo omonimo di Giorgio Gaber (1976)

I tò culùr
Brano estremamente semplice e profondo, con solo una chitarra classica e un violoncello, dedicato a un cane che non c’è più. La versione nella Limited Edition di “All the young dudes” ha anche i cori. Il videoclip è una sorta di mix delle due versioni.

Il microonde
Non so voi, ma io quando devo attaccare un elettrodomestico alla presa e, al quarto tentativo di trovare la riduzione giusta tra prese larghe, strette, Shuko, prolunghe e quant’altro, ancora non ci sono riuscito…è facile che spacchi tutto e fì déla féra. Musicalmente è un po’ una forzatura di Marras verso territori meno metal e più “marci”.

Il ragazzo della via Gluck
Cover del celeberrimo brano omonimo di Adriano Celentano (1966). È una delle poche di “Fò de cover” a non aver subito chissà quale radicale trasformazione del testo, ma solo uno stravolgimento musicale con i soliti fini parodici. Sul finale è riconoscibile un richiamo a “L’italiano” di Toto Cutugno (1983).

Il Tenente Romele
Pezzo scritto in italiano nel lontano 1991 per prendere bonariamente in giro un compagno di classe con la mania della vita militare. Nato per essere eseguito per banda, venne ri-arrangiato dai Prismas in versione disco-dance. È uno dei pochissimi pezzi di “Fò de cover” a non essere una cover.

In-Volontàre (feat. Erbe Blö)
Pezzo in puro stile bluegrass scritto per ricordare quanto i bergamaschi amino impegnarsi nel volontariato, sotto forme diverse. Superba prova di bravura delle Erbe Blö, chiamati a ricalcare fedelmente lo stile di Rhonda Vincent e affini. Il dialetto è talmente serrato che la gente fatica a cantarla. Per qualche anno è stata eseguita dal vivo dai Prismas una versione nu-country (presente nel DVD “Live in Grömèl” e nella Limited Editon di “All the young dudes”)

Introdüssiú al Brasil
Pezzo in stile barocco scritto dal Bepi, ma arrangiato da Damiano Rota e cantato dal celebre baritono bergamasco Gabriele Nani. Lo accompagnavano Flavio Bombardieri (violoncello), Marco Lorenzi (viola), Vincenzo Albini (violino) e Damiano Rota (clavicembalo). Precedeva “Brasil”: stesso testo, ma tutt’altra atmosfera.

Io so camminare (feat. Renato Visinoni, Max Marchesi e Christian Ryder)
Il pezzo era la title-track di una compilation benefica voluta dal Bepi per aiutare Renato Visinoni di Rovetta. Parteciparono diversi artisti lombardi, molti dei quali con dei brani inediti, e il CD andò esaurito in poco tempo. Bepi & The Prismas si unirono a Christian Ryder, Max Marchesi e lo stesso Renato Visinoni per questo singolare connubio di metal e suoni elettronici. Colpiva il fatto che Renato, da aiutato che doveva essere, finisse quasi per essere aiutante.

La grande presentazione del disco numero 9
L’introduzione del disco 9 era la parodia di certi servizi dell’Istituto Luce del ventennio, sia nello stile che nella qualità “anticata” della registrazione. Come sottofondo una musica per banda (l’originale si chiamava “Berlinghieri ometto scaltro”) fatta tutta dal Bepi imitando i vari strumenti con la voce. Riconoscibile a un certo punto la citazione a “El pueblo unido” degli Quilapayún (1970).

La Michela (De piö amò de Extended Version – feat. Michela Moioli)
Brano realizzato quasi su commissione, “ordinato” simpaticamente dalla stessa Moioli pluri-campionessa di snowboard cross. È un bel concentrato di rock e di energia. Realizzata in due versioni: una versione corta denominata Radio Edit (l’unica presente su Spotify) e una Extended Version con addirittura tre finali diversi (e una divertente intro)

La Michela (Radio Edit – feat. Michela Moioli)
Versione “radiofonica” di poco più di due minuti e mezzo del pezzone rock celebrativo per (e con) la pluricampionessa di snowboard Michela Moioli. Ne esiste anche una più lunga con un sacco di cosette divertenti in cima e in fondo.

La pancia della gente (feat. Teo & Le Veline Grasse)
Il fatto che il pezzo sia orecchiabile e “commerciale” quasi distrae dall’importante messaggio che lancia: occhio a sottovalutare la gente comune e a non ascoltarne le giustificatissime richieste. Quando poi s’incazza davvero, spesso, è troppo tardi. Bella collaborazione con la band Teo & Le Veline Grasse.

La rabbia dei soli
Rockettone un po’ alla Lemmy che racconta di come non serva affatto aver avuto chissà quale turbolento passato per avere la rabbia dentro. Il pezzo è in italiano, ma, dopo la traccia volutamente vuota presente nel CD, arriva “Gnèch come ‘l bao” che è la versione dialettale.

La Tecla (feat. Marco Bressanelli)
Piccola e delicata perla inedita della raccolta “Mé ché öle ü paghér”. La versione acustica voce-chitarra-violino dell’omonimo pezzo dei Pa & Ansia del 2011, trasposto in bergamasco dall’originale bresciano (poche differenze, ma ci sono). La suona e la canta col Bepi l’autore, Marco Bressanelli, mentre al violino c’è Andrea Poetini, entrambi camuni.

Local Radio
Primo pezzo registrato al Sound Kitchen Studio di Franklin (Tennessee) con alcuni dei più grandi musicisti country del pianeta (su tutti Steve Turner alla batteria e Steve Hinson alla pedal steel). Esperienza memorabile. La canzone, ovviamente nu-country, è un bel tributo alla nostranità delle nostre radio locali e un invito a non scimmiottare mai i grandi network.

Lord Giurgiù
Pezzo dedicato al mai dimenticato Giorgio “Giurgiù” Forini. Lui l’avrebbe preferito meno rock (lo stile era oltremodo motörheadiano), ma fece comunque in tempo a sentirlo e a parteciparvi come guest-star. Si raccontava delle bravate sue e dei suoi soci in occasione del concerto di Bepi & The Prismas da lui organizzato nel 2006 in quel di Trescore Balneario.

Mao ‘ll’ümidità (Swing version)
Fu la prima cosa registrata (da Massimo Numa alle Ghiaie di Bonate) dai “nuovi” Prismas nel 2009. Inizialmente finì nella compilation “Bù come ‘l pa” (2009) e poi venne recuperata per “Ca7” (2011). La gente che ha sentito prima questa, preferisce questa. Chi ha sentito prima la versione disco-dance, invece, preferisce quella. È abbastanza normale.

Massimo Carrera (feat. Il Guru della Valzella)
La prima versione di questa canzone (cover di “Maledetta primavera” di Loretta Goggi, 1981) era volutamente stonata e sguaiata perché doveva soprattutto far ridere. Contribuivano i dialoghi comici finali col Guru della Valzella (risaputo tifoso interista). Il successo in Valseriana fu clamoroso. Del pezzo vennero realizzate negli anni diverse versioni alternative (tra cui una finalmente ben fatta, in studio, con lo stesso Massimo Carrera e finita nel CD “100! 100! 100!” nel 2007), ma l’originale rimase comunque la più conosciuta.

Messaggio d’estate
Vecchio pezzo in italiano dei primi anni 2000 di Tiziano Incani, mai finito su alcun album e trasformato in una sorta di swing. Citazioni evidenti a “Tragedy” dei Bee Gees, “Sunshine reggae” dei Laid Back e “Spiagge” di Renato Zero, quest’ultima cantata da Teo Roncalli, frontman di Teo & Le Veline Grasse.

Metropolàster
Industrialissimo metal un po’ alla Rammstein per una canzone che fotografa tutto lo squallore della grande città e la solitudine di chi la abita. A una delle tre chitarre c’era il calciatore argentino Leonardo José Talamonti, appassionatissimo del genere. Da notare anche la presa per i fondelli del sottogenere black metal e le due frasi in codice morse!

Moto Gussi R&R
Rock’n’roll energico, tributo incondizionato alla Moto Guzzi. Il nome venne storpiato in “Gussi” anche per non avere problemi col marchio. Oggi non solo chiude ogni concerto di Bepi & The Prismas, ma è pure un pezzo-bandiera per moltissimi guzzisti sparsi per il mondo.

Motocross
Cover dell’omonimo pezzo (poco famoso) di Ivan Graziani (1977) del quale viene rispettato il testo, ma adattandolo al dialetto bergamasco. A metà canzone c’è una vigorosa virata rock che nell’originale non c’è. Peccato che quando c’è da fare un tributo nazionale al grande Ivan di questo pezzo ci si “dimentichi” sempre.

Nömer vü
Rock con venature punk per questo brano che è stato il primo a esulare da un contesto strettamente legato al territorio e a parlare anche d’altro , in dialetto. Sembra poco, ma è un passaggio significativo a livello di concetto. Sostanzialmente si raccontava di quanto sia difficile essere i migliori, in mezzo a tutti gli altri che aspettano solo che tu cada.

Ol café
Classic country per un pezzo che dipinge tutto lo squallore dei nuovi bar, sempre meno osterie e sempre più sale-slot. C’è una citazione nascosta alle Cadillac del compianto Remo Ceriotti dei Mismountain Boys e un sibillino gioco enigmistico nel passaggio “mondo bello, bruttarello”.

Ol citofono
Rock leggerino e simpatico che ironizzava velenosamente sul solito scaricabarile degli artigiani che, di fronte all’errore, sono sempre pronti a imputare la responsabilità al collega che li ha preceduti. Basta truà ‘l panto che ‘l fa sito e l’ paga. Da segnalare Paolo G della 3 Faggi che faceva il verso a Goldrake . 🤣

Ol mür dol cavalcavia
Uno degli inediti della raccolta “Mé ché öle ü paghér” (uscita con L’Eco di Bergamo nel 2012). Invettiva velenosa contro i “paladini della libertà” che, con la loro vernice e la loro idiozia, limitano pesantemente quella altrui senza nemmeno rendersene conto. Lo stile musicale è una ballad acustica ispirata a certe cose dell’ultimo Cash.

Ol pedriöl
Uno dei pezzi più riusciti e preziosi del Bepi. Racconta dell’inesorabilità della vita che abbraccia indistintamente tutti quanti noi. Molto ben fatta anche la musica, un hard rock granitico con un bridge atipico e un finale in cui Francesco Marras sfodera tutta la sua tecnica chitarristica.

Ol preustì ècc
Il pezzo è una delicatissima poesia dell’albinese Maurizio Noris, musicata dal Bepi e suonata dal grande chitarrista classico pavese Massimiliano Alloisio. È stato appositamente realizzato per il CD compilation dialettale “Gh’ó de cöntàtela sö? Gói de cöntàla?” in occasione dell’anno in cui Brescia e Bergamo sono state Capitali della Cultura (2023). Il Bepi venne scelto come testimonial per quanto riguarda la parte bergamasca (per quella bresciana fu Charlie Cinelli). Il brano è inserito anche nel monologo “E io cosa c’entro?”

Òm sènsa piö i ale
Brano struggente, un po’ alla John Hiatt, contro la violenza sulle donne, al di là della solita retorica, e con una punta di polemica nei confronti di una giustizia che latita pericolosamente sempre di più. Una delle cose meglio riuscite in assoluto alla band dei Prismas, secondo me.

P.T. Blues
Il terzo dei brani registrati a Nashville. Impietoso spaccato di un moderno ufficio postale. Country-shuffle con mille chicche strumentali, dalla slide-guitar di Steve Hinson al pianoforte di Gary Smith. Il finalone infinito venne così sintetizzato dal batterista Steve “Tuna” Turner: “In Tennessee…it’s law” (Nel Tennessee…è Legge!)

Paìs in festa
Canzone folk, un po’ alla Jannacci, con frequenti interruzioni e disturbi vari. Un dipinto divertente di una delle tantissime feste di paese che, tra alti e bassi, sopravvivono grazie al volontariato. La gara di morra che si sente all’inizio e alla fine è reale (Pezzolo di Vilminore).

Pase zo
Country ballad intensa e shoccante sulle morti bianche. Fu la prima canzone del Bepi cantata senza la vecchia parrucca bionda (al teatro Serassi di Villa d’Almè). Il brano è valso diversi riconoscimenti pubblici tra cui un paio di “lezioni” tenute dal Bepi alla facoltà di Ingegneria di Dalmine sul tema della sicurezza. Da segnalare la presenza della pedal steel guitar di Eugenio Poppi.

Pirlies
Pezzo totalmente elettronico la cui intelaiatura fu realizzata da Christian Ryder (come già era stato per “Có de góma”). Il Bepi scrisse linea melodica del cantato e testo, prendendo in giro i vezzi di certe star. In seguito i Prismas ne realizzarono una versione blues che ancora oggi è la più eseguita dal vivo.

Poldo
Operazione benefica a favore del Canile di Colzate (Poldo era il cane-simbolo). Il brano vide l’esordio di Al-ber-to! Sonzogni come tastierista e di Gessica Pirola come corista. I Prismas si unirono alle Erbe Blö per un CD di tre tracce (una tutti insieme, una solo le Erbe Blö e una strumentale, ma con assoli finali sempre diversi) che fortunatamente andò presto esaurito. Oggi su Spotify rimane solo la versione principale.

Putan Tour Blues
Bluesaccione che fa ripercorrere, insieme al povero Piero, rifiutato da ogni donnina, tutte le tappe della S.S. 525 “delle mignotte”. I bergamaschi che la frequentano, per dovere, per diletto o per…difetto, le riconosceranno. Tutte. In fondo alcune “insensate” citazioni a “Ti avrò” di Adriano Celentano, a “Nel blu dipinto di blu” di Domenico Modugno e a…”Knockin’ on heaven’s door” dei Guns’n’Roses.

Quan’ che sìe zùen
Brano nostalgico nel quale i ricordi viaggiano anche sulla scia dei profumi. Fondamentalmente si tratta di un’apologia dell’olfatto, senso spesso sottovalutato, prezioso e a suo modo poetico. Musicalmente tutto sembra incredibilmente filare liscio, ma…in perfetto stile-Bepi arrivano 2 ritornelli diversi (!) e uno special “anticato” con tanto di fruscio di vinile.

Rock Band
Per capire bene questo pezzo forse aiuta conoscere la scena musicale locale, zeppa da sempre di arrogantelli incapaci che vogliono arrivare in alto sputando su “ciò che va per la maggiore”. Spesso la strada alternativa, però, è solo una scelta obbligata perché, ahimè, non si dispone della cilindrata per stare sulla principale.

Salutiamo i bambini di prima (feat. Stefano Galli)
Esperimento di presa diretta estrema (registrazione con un solo microfono) che verrà poi completato con il disco live dei Melo & The Poms. Ballad in italiano pregna di giochi di parole e con il tocco stiloso di Stefano Galli alla chitarra.

Sex gong (feat. Doriana Somma)
Uno dei pezzi più folli del Bepi, come accordi, struttura, tempo, parole, citazioni, tutto! I Prismas hanno il loro bel daffare a suonarla ogni volta (è forse il pezzo più suonato dal vivo di questo album in italiano). Bravissima Doriana Somma nella parte della giovane donna. Sostanzialmente il brano racconta di quanto sia antipatico diventare vecchi senza poterci far nulla.

Spèi fèmne
Canzone un pelo sessista, ammettiamolo, ma motivata dal costante volere “la botte piena e la moglie ciocca” da parte delle signore. Non è vero che l’uomo è sempre attratto dal sesso e la donna da valori più nobili. Non è vero! Lo dico per esperienza personale. E se anche la bravissima Tiziana Manenti mi fa la predica…resto della mia idea 🙂 Ai bepifans piace da matti rispondere gridando: “Vero! Confermo! Yes!”

Spète sèmper (feat. Gessica Pirola)
Pezzo allegro e sperimentale (c’è un ritornello fatto solo con la voce e il tempo è tenuto per tutta la canzone da dei passi sulle foglie secche) con un positivo messaggio di speranza che è forse la cosa che piace di più. Il bridge in inglese è stato scritto e cantato da Gessica Pirola.

Stà al mónt adès
Rockettone intenso, in stile springsteeniano (con Gabriele Rubino al sax a fare il Clarence Clemons della situazione), dove una cazzata fatta per egoismo e superficialità genera un immenso discorso farlocco che a un certo punto pare persino stare in piedi…Nel bridge l’incredibile esperimento (riuscitissimo) di far cantare ai bepifans qualcosa che ancora non avevano sentito (il coro del pubblico è stato inserito nella canzone solamente l’anno dopo)

Stars in the world Paolo G audition (feat. Paolo G and Roland Gutzky)
Splendida e curatissima intro in cui Paolo G appare concorrente in un talent americano nel quale suonerà l’intro del nuovo disco del Bepi con la motosega. Il giudice è Roland Gutzky che americano lo è davvero e gli parla con un mostruoso slang texano. Maniacale la scelta dei dettagli di Alberto Sonzogni in veste di fonico.

Suoneria piacevole e a ufo
Unico vero brano inedito nella raccolta uscita con L’Eco di Bergamo nel 2009 “Mé rèste ü bergamàsch”. Si trattava di una presa per i fondelli dello stile Max Pezzali/883 e ironizzava sulla richiesta (reale) da parte del giornale di creare ad hoc una suoneria per cellulari. Primo pezzo in cui compare Stefano l’Animale da cortile alla chitarra, ma ancora Mauro Sét Carico al basso (poco dopo arriverà Bobo A4). Una volta esaurite le copie fisiche venne inserita nella raccolta liquida “Pèrde i tòch”.

Tua moglie non ha (feat. Cristina Rose)
Metallone alla Rammstein, in italiano (col solo ritornello in dialetto), per la produzione di Francesco Marras. La moglie “oggetto dell’acquisto” viene equiparata cinicamente all’automobile. Solo che della seconda ci si libera con molti meno problemi. Di fatto è il tema (poco capito dai più) che anni dopo tratterà il Vava in “Che mal de có”. Pregevole il cameo di Cristina Rose in inglese.

Turne dala mé zènt
Pezzo in bresciano triumplino di Charlie Cinelli del 2003, da me rallentato e abbassato di un tono. Con Bepi & The Prismas ci sono anche lui, alla voce e alla chitarra, e Vincenzo Albini al violino. Esperienza emozionante per un brano bellissimo che unisce in un abbraccio spontaneo tutti quelli che sono in grado di capirne la semplice profondità. E sa i è bergamàsch o bressà a l’ cünta mia.

Un uomo buono
Lungo pezzo in stile vagamente western che racconta di come anche un uomo buono può avere una reazione incontrollata una volta che gli si fa oltrepassare il limite della sopportazione. Brano per forza di cose un po’ divisivo, ma che non ha mai voluto essere un manifesto politico. Si invitava semplicemente a non sottovalutare l’imprevedibilità dell’uomo medio, un po’ come ne “La pancia della gente”, uscita nello stesso anno (ma nel Cd “Da 10 me”).

Up & Down
Nu-country puro per il secondo dei pezzi incisi sotto l’attenta guida di Buddy Jewell al Sound Kitchen Studio di Franklin. Al di là degli aspetti musicali (ne potremmo elencare mille) il significato è importante: mai abbattersi troppo quando le cose sono down, mai esaltarsi troppo quando sono up.

Viva l’Italia
Sontuoso esperimento rock/musica lirica con la partecipazione del baritono Gabriele Nani e del soprano Marta Calcaterra. L’amor patrio che ci viene richiesto, in maniera ripetuta e irritante, comporta sempre l’adattamento a caratteristiche che non sono mai le nostre. L’Italia non è solo sole, mare e…Roma.

Welcome
Pezzo prodotto da Francesco “James” Dini, in italiano, con un Bepi inedito che strizza l’occhio al pop più moderno. Testo scomodo, sicuramente divisivo, tra l’incazzato e lo sconcertato. Musica ben fatta e un ritornello che rimane subito in testa. La follia che non può mancare? La citazione al Kaiserhmne di Haydn!


Al fiòca ‘n piasa
Canzone “anticata” per sembrare un pezzo degli anni 30, ma con esilaranti contraddizioni (la Subaru? I led? Il countdown?) Stucchevole quadro natalizio dove tutto è bello, tutto è dolce, tutti sono buoni… Gli unici a lamentarsi sono gli anziani molestati dai ciccioli esplosivi delle bociasse e la zia Marièta “lónga e tracia sura ‘l giàs”.

Al mé paìs al piöf sèmper
Hard rock alla Ac/Dc per un vero grido di frustrazione (che sta alla base della continua ripetizione del ritornello): ma che estate è se piove sempre e poi ritorna subito a far freddo? Ma quando le ricarichi le pile così? Pregevole e ruvidissimo l’assolo di chitarra di Stephan Còchet.

Albachiara
Cover del famosissimo brano di Vasco (1979) eseguita quando ancora il repertorio del Bepi non era ampio a sufficienza per coprire un intero concerto con brani propri. Come per “Il ragazzo della via Gluck” il testo veniva cambiato pochissimo e, in questo caso, anche la musica. All’inizio era riconoscibile un passaggio de “La leva calcistica della classe 1968” di Francesco De Gregori (1982)

All the young dudes
Cover ultra minimal del pezzo che David Bowie scrisse per i Mott the Hoople nel 1972. Di certo non se ne ascoltano spesso di cover siffatte, a prescindere dal fatto che piaccia o meno. C’è il gioco di parole con la parola “dudes” (“fighetti” in inglese, “12” in bergamasco).

Annalisa
Ballad pop alla moda con la sola “follia” del bridge accelerato e la citazione finale a “Margherita non lo sa” di Dori Ghezzi. Il tema sono le teen, completamente immerse nel loro smartphone, al punto da perdere quasi la “connessione” con la vita reale. Cosa succede se distrattamente si finisce in un buco? Magnifica la chitarra di Stefano Arcieri.

Autofficina Conte Fabrizio
Parodia (in italiano) di Paolo Conte alle prese con un ipotetico nipote meccanico che gli chiede di comporgli un piccolo spot pubblicitario. Molte le citazioni (concentrate in pochi secondi) al repertorio dell’avvocato di Asti: da “Come di” ad “Azzurro”, da “L’avance” a “Macaco”, da “Les tam-tam du Paradis” a “Lo zio”…Chissà se il vero Paolo Conte l’ha mai sentita e le ha colte tutte! 😉

Baite de Paré
Canzone-cartolina che racconta del fitto gomitolo di sentieri tra Clusone, Rovetta, Fino del Monte, Onore, Castione della Presolana e Oltressenda Alta che per anni ha visto il Bepi a spasso con l’amata Toba. Da sottolineare l’elaboratissimo arrangiamento jazz dei fiati curato da Marco Gotti

Beagle
Pezzo assurdo ai confini della sperimentazione. Si tratta di un inedito costruito con le macerie di alcune decine di brani famosissimi, usati nella loro versione originale, come se si trattasse di “materiale edile”. Ne ha fatto una cover prog-metal la band dei Melo & The Poms, protagonista del romanzo di Tiziano Incani “Il Castello” (2021). Si chiama “Big Goal”

Bepi Jouer
Primo pezzo in assoluto del Bepi (2002). Nacque da un’idea di Felix Damiani, col solo fine di far ridere facendo il verso al “Gioca Jouer” di Claudio Cecchetto (1982). Venne portato in giro da Radio Antenna 2 nel suo Radiotour (senza la presenza fisica del Bepi). Ottenne un discreto successo locale, ma nulla di paragonabile a ciò che accadde due anni dopo con “Massimo Carrera” e “Coston Beach”.

Bergamàsch (Lockdown version)
Versione voce-chitarra (in quella presente sulla chiavetta USB della Limited Edition di “All the young dudes” c’è anche il pianoforte) del brano finito poi in “All the young dudes” (2021). La prima versione, uscita in pieno lockdown nel marzo 2020, è stato uno dei video del Bepi più visti di sempre su YouTube.

Biscotti (feat. Dellino Farmer)
Pezzo abbastanza assurdo in cui ogni 8 battute si cambia completamente genere musicale. Coinvolti tantissimi musicisti gravitanti attorno al mondo Prismas (da Stephan Còchet a Francesco Marras…). A metà pezzo compare il rapper bresciano Dellino Farmer a “fare il grillo parlante”. Il brano era anche il pretesto per far conoscere al mondo il pregiato mais “Rostrato rosso” di Rovetta (BG). Uno dei suoi principali produttori (Davide “Brasca” Covelli) compare come chitarrista.

Blüs dol rüt (feat. Giorgio Gori)
Blues acustico a tema “raccolta differenziata” uscito poco prima del CD che lo contiene, realizzato con la preziosa e simpatica collaborazione dell’allora Sindaco di Bergamo Giorgio Gori. La strumentazione era volutamente “riciclata”: le percussioni un divano e una sedia, la tastiera una Bontempi per bambini…

Brembotal
Folle mix di hard-rock e folk tirolese con Guido Poni al basso tuba. Si cambia tonalità a ogni strofa e a un certo punto bisogna andare a tempo precisi anche se il metronomo sballa! I Prismas furono messi a durissima prova, al punto che dal vivo il pezzo non è quasi mai stato eseguito. Più facile suonare la sorella “Bremban Valley”, decisamente più lineare.

Brenner Autobahn (Swing version)
La versione swing di questo brano (che in origine era una polka in stile tirolese) è ormai quella che si sente più frequentemente ai concerti del Bepi, vista la difficoltà di suonarla altrimenti. Nella chiavetta della Limited Edition di “All the young dudes” (2021) è presente la versione live inserita nel DVD “Live in Grömèl” (2014).

Cane Pompeo
Affettuoso ricordo di un cane rovettese degli anni 80, simbolo di un intero life-style perso forse per sempre. È uno dei pochi pezzi che inizia per voce e basso (per la gioia di Bobo A4). La versione finita sulla raccolta “Mé ché öle ü paghér” (2012) ha le voci diverse (l’ho ricantata tutta e i cori sono diversi) e non ha il battito iniziale delle mani.

Capiit?!
Secondo pezzo del Bepi (2004). Arrivò nel tentativo di emulare il precedente “Bepi Jouer”. Stavolta si scelse “Capito?” dei Gatti di Vicolo Miracoli (1978). L’upgrade consistette nel fare una registrazione professionale almeno delle voci: con il Bepi al GB Records di Casnigo c’erano Angelo Savoldelli, Tony Tranquillo, Felix Damiani, Paolo Gualandris e Adriano Pittoni. In estrema sintesi la canzone era una sorta di “donne e buoi dei paesi tuoi”.

Capiit?! (versione Prismas)
Versione live del secondo pezzo del Bepi (2004). Finì nel live “Fò de cover”, uscito nel 2006 e relativo al tour dell’anno prima. Il CD (esaurito da tempo) non è mai stato caricato sul web, ma è presente nella chiavetta USB della Limited Edition di “All the young dudes” (2021)

Castégna gengia
Bel blues con gran tiro del Guidone Orobico alla batteria. Il bersaglio sono due cose in una: l’eccessivo campanilismo dei nostri paesi e l’assurdo doping a livello dilettantistico (e chi gareggia…sa). Finì dapprima nella compilation bresciana “Gói de cöntàla? 11” (2011) e poi nella raccolta “Mé ché öle ü paghér” (uscita con L’Eco di Bergamo nel 2012). Di quel disco è probabilmente il pezzo inedito più eseguito oggigiorno dal vivo, forse anche per quel retrogusto carnale che emerge sul finale e che l’ fa gnì “di pensér”…

Che figo quello lì
Canzoncina stupidina, in italiano, nata per ridere, far ridere e prendere in giro certi brani di liscio. È, però, fatta bene, pregna di giochini di parole divertenti, nemmeno così scontati, ma soprattutto ben suonata da una marea di musicisti tra cui spiccano Damiano Rota (pianoforte), Gigi Ghezzi (tromba), Guido Poni (basso tuba) e Guido Tacchini (trombone) a conferirle quasi un’aria “charlestonosa”.

Coca & Havana
Pezzo nu-country con Eugenio Poppi alla pedal steel e Vincenzo Albini al violino. Racconta della vita “al limite” di certi bergamaschi e di certe bergamasche, decisamente assuefatti allo sballo da weekend. È uno dei due pezzi di Bepi & The Prismas registrati da Paolo Costola a Brescia (l’altro è “Gnurant”).

Cosa volete? Cosa mi piace?
Di questo pezzo esistono quattro versioni che solo in apparenza sono identiche. In realtà sono state fatte seguendo metodi profondamente diversi: rispettando il tema principale della canzone (l’inesorabile avanzamento dell’intelligenza artificiale che va a snaturare il senso stesso di creazione e di fruizione della musica):
- la versione YELLOW è totalmente creata usando dei plug-in digitali (ad eccezione delle voci del Bepi). È presente solo sulla chiavetta USB della Limited Edition di “All the young dudes”.
- la versione BLUE è totalmente suonata da musicisti in carne ed ossa che suonano strumenti musicali veri (compreso l’organo liturgico). Eccola
- la versione GREEN è la somma delle prime due, con una continua alternanza delle due tecniche, ora su uno strumento, ora su un altro. Eccola
- la versione BLUE/YELLOW (quella finita su CD) è il folle esperimento di inserire nel canale sinistro gli strumenti veri, nel canale destro quelli “finti” e al centro la voce e quei suoni elettronici che non vogliono riprodurre strumenti acustici o elettrici (è quella indicata nel link You Tube)

Coston Beach (feat. Il Guru della Valzella)
Il brano nacque rielaborando un pezzo di Tiziano Incani (“Non 6 x me” – album “Orobiglia”, 2003): nuova linea melodica e nuovo testo in vista del Radiotour di Antenna2 nel 2004. Doctor Faust si ritrovò quindi armonicista su un pezzo dove non sapeva neppure d’aver suonato! 🤣 La canzone sulle avventure estive della compagnia di amici al Ponte del Costone fu arricchita dal featuring del Guru della Valzella (alias Gigi Fornoni de Ardés) che prestò la sua voce per i dialoghi e per i cori. Oggi è sicuramente uno dei pezzi più famosi del Bepi, il primo a essere stato cantato da un’intero popolo. Dopo la prima pubblicazione in “Bepi & Friends” si scelse (per fortuna) di inserirlo anche nel successivo “Nömer dù”.

Cristiano Doni (feat. Cristiano Doni)
Rockettone energico per (e con) il grande Cristiano Doni. Il pezzo era l’unico inedito del disco “100! 100! 100!” uscito nel 2007 per i 100 anni della Dea. Una volta esaurito non è più stato stampato e quelle versioni non sono mai state caricate sul web. Esiste però un video-tributo (con la canzone) creato da un utente YouTube e, in questo caso specifico, si è deciso di non fare intervenire la protezione del copyright che ne avrebbe comportato la rimozione.

Daddy Boogie
Omaggio a mio padre, scritto l’anno della sua scomparsa (2012). Un bel rockettone dritto e ballabile che lo ritrae felice ballare il boogie-woogie che tanto amava (nel pezzo è riconoscibilissimo un passaggio di “In the mood”), con me bambino a osservarlo…e a invidiarlo. A metà canzone un lungo assolo di Stefano Galli, l’Animale da cortile.

Dave Grohl
Brano un po’ criptico e in italiano, invidioso tributo alla figura di uno come Dave Grohl che appare oltremodo artista “vero” e soddisfatto di ciò che ha. Gli americani della CD-Baby che distribuiscono i miei prodotti on-line rompevano le palle perché il titolo era anche “un nome famoso” (e alura???) Ecco perché sul web la trovate con l’assurdo nome di “La sa ciama come chèl cantante famoso che prima al sunàa la batteria. I ma laga mia fa zo ‘l nòm perchè i dis che pöde mia” (sono uno che si incazza, io). Chissà perché, invece, i Pinguini con “Ringo Starr” non hanno avuto problemi…😏

Dèbet song
Forse il pezzo più ricco di strumenti della mia produzione: c’erano un sacco di chitarre acustiche (perfino una 12 corde), basso, percussioni, flauto dolce, basso tuba, fisarmonica, violino, baghèt, banjo…Eppure tutti trovarono il loro posto. Si raccontava dei “cüntabale”, co’ la facia come ‘l cül, che ti devono dei soldi…e non te li danno.

Donne con la tuta
Primo pezzo prodotto da Francesco Marras che lo ha pure suonato e registrato nel suo studio di Sassari. Il pezzo è hard rock e in italiano. Riguarda la sciatteria di certe donne che, a un certo punto, per colpa loro o di altri, rinunciano deliberatamente a esser belle. Due le citazioni ad altri pezzi beposi: il riff di chitarra col rombo della California di “Moto Gussi R&R” e il “Pappappuppài” (cantato dal chitarrista) di “Ol citofono”

E cante chi
Nacque come “riserva” del pezzo per Gianpaolo Bellini (2010) poi, una volta recuperato quello, si decise di non buttarla comunque. Era una bella ballata acustica in difesa di quei bergamaschi, soprattutto valligiani, dei quali la TV nazionale pare non ricordarsi proprio mai. Finì anche come bonus track nel CD “Ca7”, arrivato l’anno dopo.

E coertì da Léf
Canzone-tributo (in leffese) alla storia dei Copertini di Leffe, pionieri dell’impero del tessile della Valgandino che sarebbe venuto poi. Tutto partì dalla coperta di cascami chiamata “Pilùsa”. Simpatica la presenza di Michele Marinoni, figlio di uno degli ultimi, veri coertì da Léf.

Famerica (feat. Gessica Pirola)
Pezzo in puro stile bluegrass con Gessica Pirola alla voce e le Erbe Blö (Bobo A4 al contrabbasso, Nirvano Barbon al banjo e Dino Di Giacomo alla chitarra e al mandolino) ad accompagnare. Il tema, familiare a chi vive e lavora in provincia, è quello della pausa dei lavoratori per il pranzo in trattoria. Ne esiste una versione metal (stesso testo, stessi accordi) denominata “Fametal”, nello stesso album.

Felicita e Thomas
Una canzone caramella, per stemperare il sapore di una storia troppo, troppo amara. Le splendide chitarre classiche di Massimiliano Alloisio (una è una 7 corde) conferiscono al pezzo un sapore latino. Il pezzo fa anche parte del monologo “E io cosa c’entro?” sul tema della fede.

Fó chèl c’al ma par
Sei generi musicali diversi, dal country al latin-jazz. Follia pura, ma anche tanta passione dei Prismas, capaci di reinventarsi in continuazione. Finazzi e Sonzogni buttarono ore a cercare le variazioni migliori degli accordi! Ditemi pure quel che volete (ànse, laghi’ pür istà), ma mé faró sèmper chèl ca l’ ma par…

Funky Spots
Originariamente era un pezzo che cantava Luisa Contadinella Ucraina ai concerti per ringraziare gli sponsor, mentre il Bepi si cambiava d’abito. Venne recuperata per “Ca7” e trasformata in un pezzo strumentale. Risultò parecchio “catchy”, come s’usa dire, per Cristian Fulgosi, regista del Bepi Quiss, che la usò con successo anni dopo come sigla del programma.

Gianpaolo Bellini (feat. Gianpaolo Bellini)
Uscita con L’Eco di Bergamo in un periodo particolarmente sfortunato (l’ultima retrocessione in B dell’Atalanta), celebrava una delle ultime vere bandiere del calcio italiano: Gianpaolo Bellini il quale si rivelò di nuovo anche un ottimo cantante. Il fine dell’operazione era benefico. Una volta esaurito quel CD, il pezzo non venne mai più caricato sul web, ma, come nel caso di “Cristiano Doni” (2007), si decise di non far intervenire la protezione del copyright e di lasciare su YouTube il video-tributo con la canzone, caricato da un utente.

Gleno
Uno dei brani più impegnativi del Bepi. Quasi 11 minuti con dentro di tutto: rock, musica cantautorale, musica classica (violoncello di Flavio Bombardieri e viola di Marco Lorenzi), un coro polifonico (il Luca Marenzio di Darfo), ben 22 accordi diversi divisi in tre momenti distinti: il prologo, la storia e l’epilogo. Un tributo in dialetto di Vilminore alla più grande tragedia bergamasca (ma anche bresciana): il crollo della diga del Gleno, il 1° dicembre 1923.

Gli opliti digitali
Pezzone metal in italiano che bersaglia sprezzante lo squallore del web, impietosa piazza dove staziona spesso la qualità più infima, in ogni campo. Il Bepi invoca il ritorno dell’era del cinghiale bianco, proprio come Battiato il quale a un certo punto viene citato e “mixato” con “Polvere” di Enrico Ruggeri. Brano oltremodo difficile: vera prova di tecnica per Francesco Marras e tutti i Prismas che vi hanno suonato.

Gnurant
Brano country inizialmente inserito nella raccolta bresciana “Gói de cöntàla? 10” (2010) e poi finito in “Ca7” l’anno dopo (con il banjo in più). Dalla sorella “Oldrant”, oltre che per genere ed accordi, differiva anche per le rispostine dei cori. Ce la si prendeva con una certa ignoranza tipica delle nostre province, la quale, invece d’essere motivo di vergogna, diventa spesso quasi un valore.

I boröle de Tone
Kattivissimo metallone su tema oratoriale con Gippo sotto Ipnosi alle chitarre heavy. Il fulcro di tutto è proprio il netto contrasto tra il genere e il tema. Nel bridge la presenza del finto rapper milanese strizza l’occhio a certe operazioni crossover degli anni 90.

I elessiù (feat. Ol Vava77 e Alberto Rota)
Tentativo di emulare i grandi gruppi di southern gospel: Alberto Sonzogni al piano e il Vava77 e il basso Alberto Rota ad aiutare il Bepi col cantato e i cori. L’argomento? Le scene epiche che si vedono ai seggi durante le elezioni. Citazione doverosa per il pezzo omonimo di Giorgio Gaber (1976)

I tò culùr
Brano estremamente semplice e profondo, con solo una chitarra classica e un violoncello, dedicato a un cane che non c’è più. La versione nella Limited Edition di “All the young dudes” ha anche i cori. Il videoclip è una sorta di mix delle due versioni.

Il microonde
Non so voi, ma io quando devo attaccare un elettrodomestico alla presa e, al quarto tentativo di trovare la riduzione giusta tra prese larghe, strette, Shuko, prolunghe e quant’altro, ancora non ci sono riuscito…è facile che spacchi tutto e fì déla féra. Musicalmente è un po’ una forzatura di Marras verso territori meno metal e più “marci”.

Il ragazzo della via Gluck
Cover del celeberrimo brano omonimo di Adriano Celentano (1966). È una delle poche di “Fò de cover” a non aver subito chissà quale radicale trasformazione del testo, ma solo uno stravolgimento musicale con i soliti fini parodici. Sul finale è riconoscibile un richiamo a “L’italiano” di Toto Cutugno (1983).

Il Tenente Romele
Pezzo scritto in italiano nel lontano 1991 per prendere bonariamente in giro un compagno di classe con la mania della vita militare. Nato per essere eseguito per banda, venne ri-arrangiato dai Prismas in versione disco-dance. È uno dei pochissimi pezzi di “Fò de cover” a non essere una cover.

In-Volontàre (feat. Erbe Blö)
Pezzo in puro stile bluegrass scritto per ricordare quanto i bergamaschi amino impegnarsi nel volontariato, sotto forme diverse. Superba prova di bravura delle Erbe Blö, chiamati a ricalcare fedelmente lo stile di Rhonda Vincent e affini. Il dialetto è talmente serrato che la gente fatica a cantarla. Per qualche anno è stata eseguita dal vivo dai Prismas una versione nu-country (presente nel DVD “Live in Grömèl” e nella Limited Editon di “All the young dudes”)

Introdüssiú al Brasil
Pezzo in stile barocco scritto dal Bepi, ma arrangiato da Damiano Rota e cantato dal celebre baritono bergamasco Gabriele Nani. Lo accompagnavano Flavio Bombardieri (violoncello), Marco Lorenzi (viola), Vincenzo Albini (violino) e Damiano Rota (clavicembalo). Precedeva “Brasil”: stesso testo, ma tutt’altra atmosfera.

Io so camminare (feat. Renato Visinoni, Max Marchesi e Christian Ryder)
Il pezzo era la title-track di una compilation benefica voluta dal Bepi per aiutare Renato Visinoni di Rovetta. Parteciparono diversi artisti lombardi, molti dei quali con dei brani inediti, e il CD andò esaurito in poco tempo. Bepi & The Prismas si unirono a Christian Ryder, Max Marchesi e lo stesso Renato Visinoni per questo singolare connubio di metal e suoni elettronici. Colpiva il fatto che Renato, da aiutato che doveva essere, finisse quasi per essere aiutante.

La grande presentazione del disco numero 9
L’introduzione del disco 9 era la parodia di certi servizi dell’Istituto Luce del ventennio, sia nello stile che nella qualità “anticata” della registrazione. Come sottofondo una musica per banda (l’originale si chiamava “Berlinghieri ometto scaltro”) fatta tutta dal Bepi imitando i vari strumenti con la voce. Riconoscibile a un certo punto la citazione a “El pueblo unido” degli Quilapayún (1970).

La Michela (De piö amò de Extended Version – feat. Michela Moioli)
Brano realizzato quasi su commissione, “ordinato” simpaticamente dalla stessa Moioli pluri-campionessa di snowboard cross. È un bel concentrato di rock e di energia. Realizzata in due versioni: una versione corta denominata Radio Edit (l’unica presente su Spotify) e una Extended Version con addirittura tre finali diversi (e una divertente intro)

La Michela (Radio Edit – feat. Michela Moioli)
Versione “radiofonica” di poco più di due minuti e mezzo del pezzone rock celebrativo per (e con) la pluricampionessa di snowboard Michela Moioli. Ne esiste anche una più lunga con un sacco di cosette divertenti in cima e in fondo.

La pancia della gente (feat. Teo & Le Veline Grasse)
Il fatto che il pezzo sia orecchiabile e “commerciale” quasi distrae dall’importante messaggio che lancia: occhio a sottovalutare la gente comune e a non ascoltarne le giustificatissime richieste. Quando poi s’incazza davvero, spesso, è troppo tardi. Bella collaborazione con la band Teo & Le Veline Grasse.

La rabbia dei soli
Rockettone un po’ alla Lemmy che racconta di come non serva affatto aver avuto chissà quale turbolento passato per avere la rabbia dentro. Il pezzo è in italiano, ma, dopo la traccia volutamente vuota presente nel CD, arriva “Gnèch come ‘l bao” che è la versione dialettale.

La Tecla (feat. Marco Bressanelli)
Piccola e delicata perla inedita della raccolta “Mé ché öle ü paghér”. La versione acustica voce-chitarra-violino dell’omonimo pezzo dei Pa & Ansia del 2011, trasposto in bergamasco dall’originale bresciano (poche differenze, ma ci sono). La suona e la canta col Bepi l’autore, Marco Bressanelli, mentre al violino c’è Andrea Poetini, entrambi camuni.

Local Radio
Primo pezzo registrato al Sound Kitchen Studio di Franklin (Tennessee) con alcuni dei più grandi musicisti country del pianeta (su tutti Steve Turner alla batteria e Steve Hinson alla pedal steel). Esperienza memorabile. La canzone, ovviamente nu-country, è un bel tributo alla nostranità delle nostre radio locali e un invito a non scimmiottare mai i grandi network.

Lord Giurgiù
Pezzo dedicato al mai dimenticato Giorgio “Giurgiù” Forini. Lui l’avrebbe preferito meno rock (lo stile era oltremodo motörheadiano), ma fece comunque in tempo a sentirlo e a parteciparvi come guest-star. Si raccontava delle bravate sue e dei suoi soci in occasione del concerto di Bepi & The Prismas da lui organizzato nel 2006 in quel di Trescore Balneario.

Mao ‘ll’ümidità (Swing version)
Fu la prima cosa registrata (da Massimo Numa alle Ghiaie di Bonate) dai “nuovi” Prismas nel 2009. Inizialmente finì nella compilation “Bù come ‘l pa” (2009) e poi venne recuperata per “Ca7” (2011). La gente che ha sentito prima questa, preferisce questa. Chi ha sentito prima la versione disco-dance, invece, preferisce quella. È abbastanza normale.

Massimo Carrera (feat. Il Guru della Valzella)
La prima versione di questa canzone (cover di “Maledetta primavera” di Loretta Goggi, 1981) era volutamente stonata e sguaiata perché doveva soprattutto far ridere. Contribuivano i dialoghi comici finali col Guru della Valzella (risaputo tifoso interista). Il successo in Valseriana fu clamoroso. Del pezzo vennero realizzate negli anni diverse versioni alternative (tra cui una finalmente ben fatta, in studio, con lo stesso Massimo Carrera e finita nel CD “100! 100! 100!” nel 2007), ma l’originale rimase comunque la più conosciuta.

Messaggio d’estate
Vecchio pezzo in italiano dei primi anni 2000 di Tiziano Incani, mai finito su alcun album e trasformato in una sorta di swing. Citazioni evidenti a “Tragedy” dei Bee Gees, “Sunshine reggae” dei Laid Back e “Spiagge” di Renato Zero, quest’ultima cantata da Teo Roncalli, frontman di Teo & Le Veline Grasse.

Metropolàster
Industrialissimo metal un po’ alla Rammstein per una canzone che fotografa tutto lo squallore della grande città e la solitudine di chi la abita. A una delle tre chitarre c’era il calciatore argentino Leonardo José Talamonti, appassionatissimo del genere. Da notare anche la presa per i fondelli del sottogenere black metal e le due frasi in codice morse!

Moto Gussi R&R
Rock’n’roll energico, tributo incondizionato alla Moto Guzzi. Il nome venne storpiato in “Gussi” anche per non avere problemi col marchio. Oggi non solo chiude ogni concerto di Bepi & The Prismas, ma è pure un pezzo-bandiera per moltissimi guzzisti sparsi per il mondo.

Motocross
Cover dell’omonimo pezzo (poco famoso) di Ivan Graziani (1977) del quale viene rispettato il testo, ma adattandolo al dialetto bergamasco. A metà canzone c’è una vigorosa virata rock che nell’originale non c’è. Peccato che quando c’è da fare un tributo nazionale al grande Ivan di questo pezzo ci si “dimentichi” sempre.

Nömer vü
Rock con venature punk per questo brano che è stato il primo a esulare da un contesto strettamente legato al territorio e a parlare anche d’altro , in dialetto. Sembra poco, ma è un passaggio significativo a livello di concetto. Sostanzialmente si raccontava di quanto sia difficile essere i migliori, in mezzo a tutti gli altri che aspettano solo che tu cada.

Ol café
Classic country per un pezzo che dipinge tutto lo squallore dei nuovi bar, sempre meno osterie e sempre più sale-slot. C’è una citazione nascosta alle Cadillac del compianto Remo Ceriotti dei Mismountain Boys e un sibillino gioco enigmistico nel passaggio “mondo bello, bruttarello”.

Ol citofono
Rock leggerino e simpatico che ironizzava velenosamente sul solito scaricabarile degli artigiani che, di fronte all’errore, sono sempre pronti a imputare la responsabilità al collega che li ha preceduti. Basta truà ‘l panto che ‘l fa sito e l’ paga. Da segnalare Paolo G della 3 Faggi che faceva il verso a Goldrake . 🤣

Ol mür dol cavalcavia
Uno degli inediti della raccolta “Mé ché öle ü paghér” (uscita con L’Eco di Bergamo nel 2012). Invettiva velenosa contro i “paladini della libertà” che, con la loro vernice e la loro idiozia, limitano pesantemente quella altrui senza nemmeno rendersene conto. Lo stile musicale è una ballad acustica ispirata a certe cose dell’ultimo Cash.

Ol pedriöl
Uno dei pezzi più riusciti e preziosi del Bepi. Racconta dell’inesorabilità della vita che abbraccia indistintamente tutti quanti noi. Molto ben fatta anche la musica, un hard rock granitico con un bridge atipico e un finale in cui Francesco Marras sfodera tutta la sua tecnica chitarristica.

Ol preustì ècc
Il pezzo è una delicatissima poesia dell’albinese Maurizio Noris, musicata dal Bepi e suonata dal grande chitarrista classico pavese Massimiliano Alloisio. È stato appositamente realizzato per il CD compilation dialettale “Gh’ó de cöntàtela sö? Gói de cöntàla?” in occasione dell’anno in cui Brescia e Bergamo sono state Capitali della Cultura (2023). Il Bepi venne scelto come testimonial per quanto riguarda la parte bergamasca (per quella bresciana fu Charlie Cinelli). Il brano è inserito anche nel monologo “E io cosa c’entro?”

Òm sènsa piö i ale
Brano struggente, un po’ alla John Hiatt, contro la violenza sulle donne, al di là della solita retorica, e con una punta di polemica nei confronti di una giustizia che latita pericolosamente sempre di più. Una delle cose meglio riuscite in assoluto alla band dei Prismas, secondo me.

P.T. Blues
Il terzo dei brani registrati a Nashville. Impietoso spaccato di un moderno ufficio postale. Country-shuffle con mille chicche strumentali, dalla slide-guitar di Steve Hinson al pianoforte di Gary Smith. Il finalone infinito venne così sintetizzato dal batterista Steve “Tuna” Turner: “In Tennessee…it’s law” (Nel Tennessee…è Legge!)

Paìs in festa
Canzone folk, un po’ alla Jannacci, con frequenti interruzioni e disturbi vari. Un dipinto divertente di una delle tantissime feste di paese che, tra alti e bassi, sopravvivono grazie al volontariato. La gara di morra che si sente all’inizio e alla fine è reale (Pezzolo di Vilminore).

Pase zo
Country ballad intensa e shoccante sulle morti bianche. Fu la prima canzone del Bepi cantata senza la vecchia parrucca bionda (al teatro Serassi di Villa d’Almè). Il brano è valso diversi riconoscimenti pubblici tra cui un paio di “lezioni” tenute dal Bepi alla facoltà di Ingegneria di Dalmine sul tema della sicurezza. Da segnalare la presenza della pedal steel guitar di Eugenio Poppi.

Pirlies
Pezzo totalmente elettronico la cui intelaiatura fu realizzata da Christian Ryder (come già era stato per “Có de góma”). Il Bepi scrisse linea melodica del cantato e testo, prendendo in giro i vezzi di certe star. In seguito i Prismas ne realizzarono una versione blues che ancora oggi è la più eseguita dal vivo.

Poldo
Operazione benefica a favore del Canile di Colzate (Poldo era il cane-simbolo). Il brano vide l’esordio di Al-ber-to! Sonzogni come tastierista e di Gessica Pirola come corista. I Prismas si unirono alle Erbe Blö per un CD di tre tracce (una tutti insieme, una solo le Erbe Blö e una strumentale, ma con assoli finali sempre diversi) che fortunatamente andò presto esaurito. Oggi su Spotify rimane solo la versione principale.

Putan Tour Blues
Bluesaccione che fa ripercorrere, insieme al povero Piero, rifiutato da ogni donnina, tutte le tappe della S.S. 525 “delle mignotte”. I bergamaschi che la frequentano, per dovere, per diletto o per…difetto, le riconosceranno. Tutte. In fondo alcune “insensate” citazioni a “Ti avrò” di Adriano Celentano, a “Nel blu dipinto di blu” di Domenico Modugno e a…”Knockin’ on heaven’s door” dei Guns’n’Roses.

Quan’ che sìe zùen
Brano nostalgico nel quale i ricordi viaggiano anche sulla scia dei profumi. Fondamentalmente si tratta di un’apologia dell’olfatto, senso spesso sottovalutato, prezioso e a suo modo poetico. Musicalmente tutto sembra incredibilmente filare liscio, ma…in perfetto stile-Bepi arrivano 2 ritornelli diversi (!) e uno special “anticato” con tanto di fruscio di vinile.

Rock Band
Per capire bene questo pezzo forse aiuta conoscere la scena musicale locale, zeppa da sempre di arrogantelli incapaci che vogliono arrivare in alto sputando su “ciò che va per la maggiore”. Spesso la strada alternativa, però, è solo una scelta obbligata perché, ahimè, non si dispone della cilindrata per stare sulla principale.

Salutiamo i bambini di prima (feat. Stefano Galli)
Esperimento di presa diretta estrema (registrazione con un solo microfono) che verrà poi completato con il disco live dei Melo & The Poms. Ballad in italiano pregna di giochi di parole e con il tocco stiloso di Stefano Galli alla chitarra.

Sex gong (feat. Doriana Somma)
Uno dei pezzi più folli del Bepi, come accordi, struttura, tempo, parole, citazioni, tutto! I Prismas hanno il loro bel daffare a suonarla ogni volta (è forse il pezzo più suonato dal vivo di questo album in italiano). Bravissima Doriana Somma nella parte della giovane donna. Sostanzialmente il brano racconta di quanto sia antipatico diventare vecchi senza poterci far nulla.

Spèi fèmne
Canzone un pelo sessista, ammettiamolo, ma motivata dal costante volere “la botte piena e la moglie ciocca” da parte delle signore. Non è vero che l’uomo è sempre attratto dal sesso e la donna da valori più nobili. Non è vero! Lo dico per esperienza personale. E se anche la bravissima Tiziana Manenti mi fa la predica…resto della mia idea 🙂 Ai bepifans piace da matti rispondere gridando: “Vero! Confermo! Yes!”

Spète sèmper (feat. Gessica Pirola)
Pezzo allegro e sperimentale (c’è un ritornello fatto solo con la voce e il tempo è tenuto per tutta la canzone da dei passi sulle foglie secche) con un positivo messaggio di speranza che è forse la cosa che piace di più. Il bridge in inglese è stato scritto e cantato da Gessica Pirola.

Stà al mónt adès
Rockettone intenso, in stile springsteeniano (con Gabriele Rubino al sax a fare il Clarence Clemons della situazione), dove una cazzata fatta per egoismo e superficialità genera un immenso discorso farlocco che a un certo punto pare persino stare in piedi…Nel bridge l’incredibile esperimento (riuscitissimo) di far cantare ai bepifans qualcosa che ancora non avevano sentito (il coro del pubblico è stato inserito nella canzone solamente l’anno dopo)

Stars in the world Paolo G audition (feat. Paolo G and Roland Gutzky)
Splendida e curatissima intro in cui Paolo G appare concorrente in un talent americano nel quale suonerà l’intro del nuovo disco del Bepi con la motosega. Il giudice è Roland Gutzky che americano lo è davvero e gli parla con un mostruoso slang texano. Maniacale la scelta dei dettagli di Alberto Sonzogni in veste di fonico.

Suoneria piacevole e a ufo
Unico vero brano inedito nella raccolta uscita con L’Eco di Bergamo nel 2009 “Mé rèste ü bergamàsch”. Si trattava di una presa per i fondelli dello stile Max Pezzali/883 e ironizzava sulla richiesta (reale) da parte del giornale di creare ad hoc una suoneria per cellulari. Primo pezzo in cui compare Stefano l’Animale da cortile alla chitarra, ma ancora Mauro Sét Carico al basso (poco dopo arriverà Bobo A4). Una volta esaurite le copie fisiche venne inserita nella raccolta liquida “Pèrde i tòch”.

Tua moglie non ha (feat. Cristina Rose)
Metallone alla Rammstein, in italiano (col solo ritornello in dialetto), per la produzione di Francesco Marras. La moglie “oggetto dell’acquisto” viene equiparata cinicamente all’automobile. Solo che della seconda ci si libera con molti meno problemi. Di fatto è il tema (poco capito dai più) che anni dopo tratterà il Vava in “Che mal de có”. Pregevole il cameo di Cristina Rose in inglese.

Turne dala mé zènt
Pezzo in bresciano triumplino di Charlie Cinelli del 2003, da me rallentato e abbassato di un tono. Con Bepi & The Prismas ci sono anche lui, alla voce e alla chitarra, e Vincenzo Albini al violino. Esperienza emozionante per un brano bellissimo che unisce in un abbraccio spontaneo tutti quelli che sono in grado di capirne la semplice profondità. E sa i è bergamàsch o bressà a l’ cünta mia.

Un uomo buono
Lungo pezzo in stile vagamente western che racconta di come anche un uomo buono può avere una reazione incontrollata una volta che gli si fa oltrepassare il limite della sopportazione. Brano per forza di cose un po’ divisivo, ma che non ha mai voluto essere un manifesto politico. Si invitava semplicemente a non sottovalutare l’imprevedibilità dell’uomo medio, un po’ come ne “La pancia della gente”, uscita nello stesso anno (ma nel Cd “Da 10 me”).

Up & Down
Nu-country puro per il secondo dei pezzi incisi sotto l’attenta guida di Buddy Jewell al Sound Kitchen Studio di Franklin. Al di là degli aspetti musicali (ne potremmo elencare mille) il significato è importante: mai abbattersi troppo quando le cose sono down, mai esaltarsi troppo quando sono up.

Viva l’Italia
Sontuoso esperimento rock/musica lirica con la partecipazione del baritono Gabriele Nani e del soprano Marta Calcaterra. L’amor patrio che ci viene richiesto, in maniera ripetuta e irritante, comporta sempre l’adattamento a caratteristiche che non sono mai le nostre. L’Italia non è solo sole, mare e…Roma.

Welcome
Pezzo prodotto da Francesco “James” Dini, in italiano, con un Bepi inedito che strizza l’occhio al pop più moderno. Testo scomodo, sicuramente divisivo, tra l’incazzato e lo sconcertato. Musica ben fatta e un ritornello che rimane subito in testa. La follia che non può mancare? La citazione al Kaiserhmne di Haydn!