E voi direte: “Con cosa? Con ‘Kentucky’? ‘Disco Sexy Bar’? ‘Falco Saoldèl’?”
Nossignori: con “La pornografia”! Un pezzo che una bella fetta di bepifan probabilmente nemmeno sa che ho scritto io (fa parte dell’album “All the young dudes”, uscito nel 2021, per la cronaca).
Potete sentire il passaggio incriminato al minuto 26.38 di questo link:
https://www.deejay.it/programmi/ciao-belli/puntate/ciao-belli-del-25-07-2025/
La trasmissione è “Ciao belli” e la puntata è quella del 25 luglio. Manco me l’aveva detto nessuno fino a ieri…
Facile che nemmeno i bergamaschi abbiano riconosciuto quella voce come “la us del Bepi”, anche se un ascoltatore (con ogni probabilità orobico) ha poi mandato un audio dicendo: “Grande Bepi!”
In effetti quel pezzo (tutto in italiano) io lo canto un po’ alla Tiromancino, anche se i più individuano immediatamente il solco sin troppo evidente di Franco Battiato.
Pòta, da dove parto? Di cose da dire ce ne sarebbero un sacco.
La sensazione è quella dell’ennesimo tentativo della scena nazionale, questa volta piuttosto malriuscito, di infilarmi in un filone trash che al grande pubblico non può che far ridere.
Sì, insomma: l’ennesima riproposizione di ciò che probabilmente sono stati i rozzi e goffi Zanni bergamaschi nella spocchiosa Venezia cinquecentesca.
Tuttavia la frase di Roberto Ferrari (“Che pezzo!”) appare, pur nella sadica logica radiofonica del “convincimi in dieci secondi”, un piccolo attimo di imbarazzo, quasi un modo per confessare sottovoce: “Forse questa canzone proprio così trash non era, sorry…”
Fa niente, Roberto!
Io ho apprezzato moltissimo la tua frase, ma rimango conscio che la ribalta nazionale non deve (più) ingolosirmi perché non c’è e forse non ci sarà mai modo di spiegare a tutti gli altri perché per i bergamaschi (o comunque per una bella fetta di essi) il Bepi non è affatto un fenomeno trash.
Mi devo “accontentare”, si fa per dire, di quell’affetto smodato che la mia terra mi dà da almeno vent’anni, oltremodo grata nei miei confronti in virtù del mio dire ciò che lei non sa dire, del mio comunicare quel che non sa comunicare, del mio dare voce a un’altra più grande che spesso c’è, eppure non riesce a uscire.
Ironia della sorte, è stato scelto dalla redazione del programma un pezzo in italiano, lontano quindi da tutti, dai bergamaschi come dagli altri, poco conosciuto, poco amato, poco rappresentativo.
Avete fatto bene! È stato come buttare altra benzina sul fuocherello del paradosso e della perenne incomprensione che regna un po’ tra tutti i protagonisti di questa vicenda.
Mi hanno pure chiamato “Bep”, senza la i: quando non si è degni nemmeno del proprio nome significa che devi ancora approdare persino al livello zero: ricordate il “Pupazzi” di fantozziana memoria? Ricordate l’articolo su “L’Espresso” con la mia foto grande così, ma senza didascalia?
Non mi offendo, tranquilli!
Per me questa è tutta roba “in più”. Io giovedì all’Edoné di Bergamo, venerdì a Valgoglio e sabato a Gerosa avrò ancora i miei piccoli, grandi momenti di gloria, statene certi, e non certo con “La pornografia”…
Però… Però, come piace dire anche ai Prismas: “Che pezzo!” 🙂