Possiamo considerare “bepifan” una bimba di 9 mesi che ancora non sapeva parlare ?
Sì, considerando che Amelie ascoltava il Bepi da quando era nata e, prima ancora, dalla pancia di mamma Margherita, a sua volta fan da sempre.
Un concerto sicuramente lo aveva già visto/sentito: quello di Camerata Cornello del 23 agosto 2025, il secondo consecutivo organizzato da papà Stefano che gestisce la festa “A tutta Sbirrazza”.
Noi Bepi & The Prismas sappiamo quello che è accaduto a Sharm sin dal 26 settembre, il giorno prima della morte della bambina per le conseguenze dell’attacco di un bastardissimo batterio, ma ai giornali e alla gente la notizia è stata, a mio avviso giustamente, tenuta quasi nascosta, non dico in maniera proprio deliberata, ma quantomeno compiaciuta.
Quando arriva l’onda volgare del popolo, infatti, i rischi sono sempre altissimi: bisogna saperle gestire certe cose, dalla retorica più inutile ai disegnini più idioti, dai commenti più stupidi ai pareri non richiesti…
Una volta vuotato il sacco, però, forse conveniva che i giornali lo facessero del tutto e raccontassero pure che mamma Margherita è in fin di vita in Terapia Intensiva a Bergamo perché lo stesso batterio che ha ucciso Amelie, probabilmente, ha attaccato duramente anche lei.
Pare che se si fosse aspettato ancora qualche ora oggi piangeremmo due persone anziché una.
E purtroppo ancora non possiamo escludere del tutto quest’eventualità.
Ho pensato a lungo a cosa potessi dire, a quale piega dare al mio discorso, anche in virtù, magari, degli argomenti da me toccati per tutta estate nel monologo “E io cosa c’entro?” (che a questo punto sono tentato di non ripetere più, annullando anche la data di Pedrengo a marzo 2026), ma alla fine non m’è venuto un bel niente.
Non mi pare giusto assecondare certi miei impulsi “provocatori” (che pure ho e che, cosa ancor più grave, non reputo affatto provocatori) e probabilmente poco capiti dai più (non è questo il momento per discuterne), ma neanche mi va accodarmi al gruppone indistinto delle faccine con la lacrimuccia.
Spero, come credo tutti, che Margherita ce la faccia e superi questo momento insieme a Stefano; spero che trovino loro una strada che dia loro nuovi stimoli positivi, qualunque essa sia.
Spero la stessa cosa per i quattro nonni (la mamma di Margherita, Rossana, è una bepifan da vent’anni!), tutti incredibilmente provati da una storia tanto terribile quanto assurda, ma tutti altrettanto incredibilmente forti come pochi di noi saprebbero immaginare.
Mi avevano chiesto di scrivere due parole per il funerale, ma, essendo questo di rito cattolico, credo non sia giusto mettersi a osare troppo in un luogo dal quale non si è stati scelti, ma che si è scelto deliberatamente.
Mi sono venute in mente tante cose e tutte quante, per qualche ragione, alla fine sono state da me scartate.
Avevo pensato di cantare “Tears in heaven” di Clapton, magari chiedendo la cortesia di accompagnarmi all’Animale da Cortile (che dell’icona blues inglese è da sempre un grandissimo fan), ma, oltre ad essere una scelta un pizzico telefonata, c’è sempre il grosso rischio che il momento passi per l’ennesima occasione per metterci in mostra, quando invece non si è e non si deve essere i protagonisti di quel momento.
Anche questo mio articolo, in fondo, corre lo stesso rischio; parliamoci chiaro!
Io sceglierei il silenzio, che racconta tutto lo smarrimento di chi non sa, non capisce e non sa proprio trovare il bandolo della matassa.
Il silenzio parla e dice molto di più di migliaia di parole, potenzialmente dannose, fuori luogo, irritanti o, nel migliore dei casi, banali banali banali.
Se, però, questo silenzio a qualcuno può apparire una mancanza di sensibilità o di rispetto, dico solo (e lo faccio qui e non al funerale di Amelie) che sinceramente non credo esista il Paradiso, ma, se esistesse, qualcuno potrebbe sollevare il problema della lingua perché Amelie, come scrivevo all’inizio, non sapeva nemmeno l’italiano ancora.
Quale parlerebbe dunque?
“Non ti preoccupare: Dio capisce tutti” mi risponderà il credente.
Può essere…
Siamo noi che non capiamo lui.