Domanda ultra-retorica: perché questo è quel che guadagni, più o meno, se non sei Wilbur Smith!
Ho deciso di pubblicare il rendiconto 2024 della mia casa editrice (identica a quasi tutte le altre) che si accinge ad accreditarmi (tra qualche mese) una bella svalangata di soldini sul conto corrente.
Siccome fare i conti in tasca agli altri è sport nazionale e Bergamo non fa eccezione, una volta tanto vi agevolo il compito, visto che giusto ieri parlavo col buon Dante Fiorina (sé, “chèl ca l’ vènt i scarpe de Gandelì” nominato in “Fó chèl ca l’ ma par”) di come il professionismo nel campo della narrativa sia un vero e proprio miraggio, ancor più che in altri settori.
La mia piccola fortuna è quella di avere di mio una buona base di pubblico fidelizzato (che mi conosce per le canzoni e per la TV, ovvio) e, quindi, posso permettermi il “lusso” di usare un po’ la casa editrice come se fosse una semplice tipografia: compro, insomma, un po’ di copie per me a prezzo agevolato e le rivendo autonomamente, guadagnando qualche euro in più.
Potrei stampare direttamente da me? Sì, certo.
Avrei, però, più difficoltà a vendere attraverso altri canali, ovvio: le librerie fisiche, il web ecc.
Potrei comunque farlo, sia chiaro, ma a volte servirebbe controllare se il gioco valga la candela: pòta, i numeri, a livello di vendite, sono quelli che leggete.
Se ancora tale miseria non bastasse, dobbiamo pure dire che della casa editrice bisogna fidarsi (io lo faccio): in fondo lei ti può dire che quel vuole e tu non hai alcuno strumento in mano per verificare che ti stiano comunicando il vero e non ciò che pare a loro.
Tu non sai quante copie sono state davvero stampate, non sai quante copie sono state regalate per promozione, non sai quante copie sono state vendute né a quale reale prezzo (Amazon, tanto per fare un esempio, le avrà pagate meno di una miseria, presumo).
Ecco, quelli che mi dicono: “Ho comprato il tuo libro su Amazon” sappiano che a me la cosa fa piacere sì, ma non comodo.
Siete comunque interessati a un mio prodotto e io non posso che esserne lusingato, ma de sólcc in scarsèla ‘nna mète mia, èco!
O puchì puchì quantomeno…🤣
Comunque al Dante “Cuore di pietra” è piaciuto da matti e quella è la cosa che più mi fa piacere e, siccome siamo nel campo dei super-accordi commerciali tra colossi, mi sdebito della sua involontaria pubblicità invitandovi ad andare a comprare la scarpe da lui, al mercat de Clüsù o ‘n quach ótre bande! 😉