Quando dici che vuoi (ri)stampare un CD oggigiorno ti guardano tutti come se avessi detto che vuoi andare a fare il mercenario in Congo!
Perfino la S.I.A.E. ti consente di evitare la stampa dei bollini, ormai.
“Cos’è che vuole fare lei? Ristampare un vecchio titolo? Oddìo, mi faccia controllare se esiste ancora il modulo giusto da qualche parte…”
A che serve un CD al tempo di Spotify e di YouTube?
Serve innanzitutto a garantire il massimo della qualità audio possibile (a chi interessa questo dato: non è che fanno schifo gli mp3, se hanno un bitrate alto, ma non saranno comunque mai dei file wav), ma, al di là di questo dettaglio (lecito non ascoltarlo mai, il CD, e lasciarlo lì nuovo nuovo sulla mensola) serve ad avere in mano qualcosa, a “possedere” della musica nel senso più stretto del verbo.
Sì, lo so, roba da nostalgici; eppure quelli come me non li convincerete mai che tanti singoletti in fondo sono un album.
No! Un album è un insieme di canzoni accomunate da qualcosa: un genere musicale, un argomento, ma soprattutto un periodo di vita, artistica e non, in cui tu hai sentito la necessità di fare le cose in quel modo, avvalendoti della collaborazione di quelle persone, usando quei macchinari, raccontando quelle precise cose che in quel momento ti stavano più a cuore di altre…
Un album, grazie alla fisicità dei materiali che lo compongono, compresa la carta del libretto e del digipack, “unisce” tutte queste cose, le fa diventare solide, palpabili, sfogliabili, annusabili, archiviabili…
E mi fa piacere che, sebbene ovviamente i numeri non siano quelli d’un tempo, la gente ancora chieda “il CD” al buon Giuliano alla bancarella!
Evidentemente i ragionamenti espressi poc’anzi non li faccio solo io e, in aggiunta, troviamo il buon cuore del fan che sa che il futuro dell’artista dipende (anche) dai soldini pagati per quel supporto.
Intendiamoci: se ci si organizza, qualcosina si piglia anche dagli ascolti web, ma…ci siamo capiti, dóm!
Chi, come me, non ha 20 anni, al massimo il web lo usa per curiosare, ma, nel momento in cui quella roba hai deciso che la “vuoi”, la vuoi.
E la vuoi con tre misure: lunghezza, larghezza e profondità. Voglio un oggetto, non un download e nemmeno un link.
E ti togli il tuo cellophane…e ti guardi la tua label…e ti annusi la tua carta…🙂
Ecco, su questa, di carta, troverete tre loghi: sono quelli di chi ha investito, con o senza speranza di un ritorno economico, nell’ultimo disco uscito del Bepi (2021).
Grazie dunque a Nobili RTZ Legal, Casa-Vacanze Teoperga e Ecoedilia.it.
Tra mia tat a l’ ga tóca a “T11 (Tön dés)”, uscito nel 2018: pò a chèl, a belàse belasìne, ma l’ va là a finì…










