Quando ero giovane lasciavo tutti piuttosto sorpresi, rispondendo: “Ornella Vanoni” alla domanda su quale fosse per me la miglior cantante italiana.
Non era una risposta da ventenne e nemmeno da trentenne, probabilmente.
E quando mi chiedevano di indicare una canzone a supporto della mia affermazione, senza alcuno snobismo, dicevo: “Perduto”.
Non era certo uno dei suoi più grandi successi, ma le canzoni per noi sono qualcosa che coinvolge il personale: è probabile che ne veniamo più o meno toccati anche a seconda del periodo che stiamo vivendo.
Mi procurai quel disco perché me lo aveva chiesto mia madre e, non senza un piccolo sforzo, provai ad avvicinarlo da ascoltatore in maniera scevra da pregiudizi. Non è mai facile per un ragazzo di nemmeno vent’anni (quell’album è del 1992) abbracciare in scioltezza i gusti dei genitori: servono un po’ di coraggio e un po’ di autonomia mentale, di capacità di svincolarsi dalle mode e dal branco.
Oggi magari, da piccolo addetto ai lavori quale sono, apporterei qualche minuscolo ritocco all’arrangiamento o alla struttura, ma continuo a crederla una grande canzone, nella sua complessa semplicità e nel suo punto di maggior forza: il raccontare con impareggiabile stile quello che può essere comune quasi a tutti (un amore finito, in questo caso).
In realtà stamattina, nel leggere della morte della Vanoni come prima notizia, avevo deciso di andare a riprendere “Tre uomini”, l’unico brano da lei interpretato (l’originale è di Chico Buarque de Hollanda) che abbia mai cantato pubblicamente anche io.
Esiste infatti la registrazione di Clusone, in Piazza Orologio, nell’estate del 2000 o del 2001, col solo Christian Tellini ad accompagnarmi alla chitarra. La qualità non è nemmeno così terribile.
Pòta, però sapete un po’ com’è… Non ci si piace mai troppo quando ci si rivede/riascolta dopo tantissimi anni: siamo diversi, abbiamo una voce diversa e soprattutto una testa diversa dietro che la governa o prova a farlo. E infatti non mi sono trovato gradevole a sufficienza da pubblicare quell’audio (pure pregevole, per certi versi, considerando che avevo 26 o 27 anni).
Non ho mai avuto la fortuna di incontrare la Vanoni, nemmeno per pochi secondi. O forse, chissà, la fortuna sta proprio nel non averlo fatto.
Me l’hanno sempre descritta come una pazza scatenata con la quale era pressoché impossibile avere a che fare. Diego Dalla Palma alla domanda: “Chi è stato il personaggio femminile più difficile che hai dovuto truccare?” rispose: “Ornella Vanoni a parte?” 😂
In questo caso conviene forse scomodare la mia canzone “Miti”: lasciate fare alla Vanoni quello che è risaputo le venga benissimo e concentratevi su quello.
Potreste ascoltarvi “Perduto”, per esempio…










